Dopo anni di politiche sempre più restrittive per la libertà di tutti ma soprattutto di tutte, abbiamo pensato di dover ribadire cosa vuol dire sicurezza per noi. Nell´immaginario comune, la notte è sempre stata associata all'insicurezza, alla violenza, alla paura e col tempo noi stesse abbiamo imparato a introiettare l´idea del pericolo del mondo esterno.
Con i "loro" mezzi di comunicazione assordanti vogliono inculcarci l´idea del terrore della vita che troviamo fuori dalla casa (italiana), sinonimo di protezione e sicurezza. Non ci rinchiuderanno nella prigione delle mura domestiche per far godere l´uomo padr(on)e e marito, attraverso il controllo sul corpo e sulla libertà delle donne. Non presteremo i nostri corpi per giustificare le politiche sicuritarie e razziste di questo paese ormai alla frutta.
Siamo pronte a uscire nelle strade a ridosso del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per ribadire che la sicurezza non è data da piu’ telecamere né dall’emarginazione, detenzione ed espulsione degli immigrati e delle immigrate, ma dalla nostra libertà e autodeterminazione dentro e fuori casa.
Vogliamo vivere le nostre strade anche di notte e vogliamo che sia questo a farci sentire sicure. Vogliamo non sentirci mai da sole. Vogliamo dire questo da donne alle donne, alle lesbiche, alle trans, ai gay perché non è sicurezza una città militarizzata, non è sicurezza una città fatta di ronde e lame, perché la nostra arma è la solidarietà.
Questa crisi tanto temuta e così poco ammessa viene sfruttata per restringere le libertà acquisite in anni di lotte: i respingimenti in mare dei migranti, come quelli delle donne nelle case, la negazione del diritto al dissenso, la distruzione della scuola pubblica, la svalutazione delle donne su tutti i fronti, specie in campo lavorativo. Infatti precarietà o pratica delle dimissioni in bianco restano problemi per lo piu’ femminili, impedendo alle donne, che vogliano sfuggire a situazioni di violenza in famiglia, di farlo. Nessuno si chiede perché i famosi assenteisti di Brunetta fossero in maggioranza donne, dato che su di loro ricade tutto il peso di un welfare sempre meno efficiente.
Tutto questo accade mentre la Chiesa continua a proporre un modello familiare in cui la donna conservi il ruolo di incubatrice e balia, mentre la società diventa sempre più fascista, ribadendo, tra gli altri, il vecchio schema della donna o santa o puttana. Così la violenza è palese solo quando a compierla è il tossico, l'immigrato o il rom e si arriva a giustificare l´ubriachezza dei "bravi ragazzi", che agiscono per soddisfare bisogni dovuti, mentre lo stesso comportamento rende la donna un´incosciente che "se l´è cercata".
Ma in tutti questi casi non si indaga la violenza alle radici, la giustificazione è sempre la devianza, mentre noi sappiamo bene che la violenza è diffusa e propagandata dai media e dalla cultura. Si sistematizza una violenza più subdola, in un paese in cui escort e prostitute sono messe alla berlina, umiliando e denigrando la donna attraverso comportamenti di certi personaggi politici che vengono imposti come modello vincente.
*E tra l´affanno dei giornali e dei politici preoccupati, anche noi vogliamo dire la nostra.*
*Invitiamo donne, puttane, comunità glbtq, migranti e rom, gruppi e collettivi femministi e tutti coloro che vogliono riprendersi la notte a partecipare alla manifestazione del 21 novembre.*
Nessun commento:
Posta un commento