domenica 17 giugno 2012

Vogliamo tutto, senza più mediazioni, senza più rinunce, senza più tentennamenti.

Vogliamo tutto: questa è la richiesta che le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer e intersessuali rivendicano con il Roma Pride 2012. Il Pride è il momento di massima espressione della nostra battaglia per il riconoscimento della parità, dignità e libertà di vivere e amare senza ingerenze religiose, moralistiche e ideologiche. Nel Pride sta la forza di una comunità che si trova unita nell’orgoglio per quello che si è, nelle rivendicazione di una piena uguaglianza, nella gioiosa visibilità individuale e collettiva, nell’allegria di un giorno di festa e condivisione.
Vogliamo tutto e lo otterremo nello spirito di Stonewall, attraverso la nostra lotta di liberazione che ripudia ogni forma di violenza, autoritarismo e totalitarismo e proclama come fondativi di una società democratica i valori dell’antifascismo, dell’antisessismo e dell’antirazzismo. 
Vogliamo tutto, perché ciascuna e ciascuno di noi merita ed esige riconoscimento e tutela, sia nella sua individualità, sia nelle forme di affettività e condivisione che desidera. Vogliamo essere libere e liberi di scegliere e di esprimere le nostre identità, con i nostri corpi e con la nostra fisicità, anche fuori dai canoni standardizzati, attraverso un percorso di autodeterminazione e promozione delle differenze. 
Vogliamo tutto per la realizzazione del nostro progetto di vita e d’amore; vogliamo tutto per noi, i nostri affetti, le nostre famiglie e i nostri figli: dal matrimonio civile per le coppie formate da persone dello stesso sesso, su un piano di piena uguaglianza formale e sostanziale con quello delle coppie eterosessuali, al riconoscimento delle differenti forme di affettività e relazioni che ciascuna e ciascuno di noi possa scegliere liberamente. 
Vogliamo tutto, vogliamo istituzioni e leggi realmente laiche, che sono la piena garanzia della libertà e della autodeterminazione delle persone nelle loro scelte di vita, religiose e filosofiche, lontane da impostazioni da stato etico che confondono peccato con reato o illecito, puntando a imporre un modello unico di società a cui uniformarsi. 
Vogliamo tutto, vogliamo poter vivere liberamente la nostra identità di genere, per questo chiediamo legittime tutele a favore delle persone transessuali, transgender e intersessuali che vivono forti discriminazioni e abusi nei diversi ambiti della propria esistenza. 
Vogliamo una società priva di ogni forma di discriminazione e violenza omo/trans/lesbofobica. Vogliamo interventi legislativi, culturali, informativi e di sensibilizzazione per il contrasto di ogni forma di pregiudizio legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere. 
Vogliamo tutto, consapevoli che la crisi attuale non può essere utilizzata per sottrarre e restringere spazi di libertà e di cittadinanza a quei soggetti che già in un periodo “pre-crisi” ne pagavano il prezzo sociale, economico e culturale maggiore, consapevoli che i parametri economici, come lo spread e il P.I.L. non misurino il benessere, la realizzazione e la felicità di ciascuna e ciascuno e vogliamo che governo e istituzioni riconoscano tutti i diritti e le garanzie che ci spettano. 
Vogliamo una riforma radicale del sistema di welfare, a oggi fondato prevalentemente sull’istituto familiare. Vogliamo un welfare universale, che consideri sia le famiglie sia gli individui, attraverso un sostegno reale al reddito come strumento di concreta autonomia delle persone, di tutela dall’emarginazione sociale e, soprattutto per i giovani e per gli anziani, di indipendenza dalla famiglia d’origine.Vogliamo tutto per costruire, insieme a tutte le forze vive del Paese, un tessuto culturale e sociale aperto e inclusivo, che faccia delle differenze una ricchezza. Vogliamo tutto, vogliamo parità di accessibilità all’informazione, alla formazione e alle attività della vita quotidiana in genere anche per chi, come le persone sorde, sconta il fatto di far parte di una minoranza linguistica che lotta da anni per il suo riconoscimento e la visibilità della sua diversità. 
Vogliamo tutto, in un percorso comune a quanti subiscono gli effetti più duri di stigma, emarginazione, discriminazioni e violenza: donne, migranti, diversamente abili, lavoratori precari e sfruttati, Rom, credenti di minoranze religiose, giovani e studenti. Uniti a chi ancora crede nei valori dell’uguaglianza, della dignità umana e delle differenze. Insieme si può costruire e regalare un Paese più giusto, libero, laico e democratico. 
Vogliamo tutto, vogliamo un’informazione corretta e non affetta da pregiudizi e moralismi sulle malattie sessualmente trasmissibili, così come vogliamo interventi per combattere lo stigma sociale che colpisce le persone in HIV, con una particolare attenzione a campagne di prevenzione e sensibilizzazione riguardo alla sieropositività e all’AIDS, nel rispetto di una sessualità libera e consapevole.
Vogliamo tutto, vogliamo che l’appartenenza all’Unione Europea non si traduca nelle misure di austerity che mortificano la maggioranza della popolazione, nei tagli indiscriminati alla spesa sociale e nell’abbassamento generale dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Vogliamo che l’idea di Europa si basi sull’allargamento dei diritti, civili e sociali, indipendentemente dal paese di origine, in un’ottica di avanzamento e non di regressione, applicando i principi e i diritti sanciti della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. All’Europa dell’austerity vogliamo sostituire l’Europa dei diritti.
Vogliamo quindi che ogni persona veda riconosciuta, tutelata e promossa la propria specificità e vogliamo che le istituzioni assicurino a tutte e tutti il pieno godimento dei propri diritti, della propria dignità e della propria libertà. I partecipanti al Roma Pride 2012 vogliono costruire, attraverso la partecipazione e la diffusione di una cultura del rispetto reciproco, una società accogliente, inclusiva e plurale. 
Per questo VOGLIAMO TUTTO! VOGLIAMO TUTTO E COSÌ LO OTTERREMO 
Le forze politiche, i partiti e le istituzioni, da troppo tempo distanti e disattenti rispetto alla realtà sociale e civile del Paese, non possono più ignorare le nostre chiare e forti richieste di parità, dignità, laicità e libertà.L’evidente evoluzione del tessuto sociale e civile, la crescente sensibilità dell’opinione pubblica, le pressanti richieste delle istituzioni europee e le recenti sentenze delle corti italiane indicano chiaramente la strada da seguire in sintonia con alcuni punti dell’agenda storica del movimento LGBTQI italiano e internazionale.Per costituire uno Stato pienamente di diritto ogni persona deve essere libera di vedere riconosciuto il proprio status e la propria autodeterminazione come individuo e nelle relazioni affettive. Per questo rivendichiamo:- il riconoscimento del matrimonio civile per le coppie formate da persone dello stesso sesso come sollecitato dalle sentenze 138/2010 della Corte Costituzionale e dalla 4184/2012 della Corte di Cassazione.- il riconoscimento pubblico delle unioni civili, cui sia possibile l’accesso a unioni formate da persone dello stesso sesso o di sesso diverso, attraverso una normativa differente da quella del matrimonio.- un nuovo sistema di diritti di singoli in un’ottica di welfare individuale, per continuare a inventare differenti forme di relazione, reti affettive complesse e articolate, amori multiformi che lasciano spazio alla libera scelta e all’imprevisto.
Per le nostre famiglie e per i nostri figli vogliamo:- estendere al partner, genitore non biologico, la co-responsabilità sul minore- estendere la possibilità di adozione alle coppie formate da persone dello stesso sesso o a persone singole- l’abolizione della Legge 40, definendo una nuova legge che permetta l’accesso alla procreazione assistita per singoli e coppie, anche dello stesso sesso.
Vogliamo che la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere sia combattuta: – dall’estensione della Legge Mancino (n.205/93)- da un sistema di interventi sui media-da interventi formativi per i dipendenti di tutte le amministrazioni e uffici pubblici, per gli insegnanti e gli operatori scolastici, per le forze di polizia;- con percorsi educativi rivolti a tutti gli alunni di ogni ordine e grado.
In particolare vogliamo che la Regione Lazio, in riferimento alla mozione approvata nel 2009 e il Comune di Roma in riferimento alla mozione dell’estate 2010, entrambe votate all’unanimità, si dotino di provvedimenti adeguati.Vogliamo che la legge 211/2000 istitutiva della Giornata della Memoria includa il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche e Transessuali nei lager nazisti, insieme a tutti gli altri “stermini dimenticati”: Rom, Sinti, Disabili, Malati di Mente e Testimoni di Geova.Vogliamo che le persone transessuali e intersessuali possano trovare nelle istituzioni e nella società l’appoggio morale e materiale per vivere pienamente e in maniera serena la propria identità di genere. In particolare vogliamo che:- le cure, l’assistenza e le terapie necessarie alla transizione di genere siano erogate dal sistema sanitario nazionale.- il cambio anagrafico del nome proprio e dell’identificativo di genere non comporti l’obbligo di interventi chirurgici per le persone in transizione sessuale ed intersessuali.- sia introdotta, in tutti i possibili campi applicativi, di natura pubblica o privata, la possibilità di scegliere identificativi di genere specifici per le persone intersessuali e transessuali.- sia prevista l’applicazione della direttiva europea 207/76 e della sentenza della Suprema corte europea del 30/04/96 sulla parità di trattamento per accesso, formazione, promozione professionale e condizioni di lavoro anche alle persone che compiono la transizione di sesso.- la transessualità sia rimossa dal D.S.M. V (Manuale Diagnostico dei disturbi mentali) e dall’ICD 10,, aderendo alla campagna Stop 2012 per ladepatologizzazione del transessualismo e che per il trattamento vengano seguite le linee guida proposte al benessere dell’individuo.- sia abrogato l’articolo 85 del Decreto 773 del 1931 sul camuffamento e mascheramento in pubblico.- siano definiti ed attuati i protocolli per l’accertamento delle condizioni di rispetto dell’identità di genere per le persone sottoposte a provvedimenti restrittivi.-siano avviate campagne di sensibilizzazione e informazione sulla transessualitàsull’intersessualità, e in particolare siano rispettate le Linee Guida Etiche per la gestione clinica di casi di Intersessualità salvaguardando il diritto dell’autodeterminazione del singolo.Vogliamo che i professionisti dell’informazione definiscano e adottino un codice di autoregolamentazione per le materie LGBTQI come è stato già fatto per minori e minoranze etniche nelle Carte di Treviso e Roma.
Vogliamo che l’Italia diventi protagonista nel campo della difesa dei diritti umani nel Mondo, dando il massimo sostegno al lavoro dell’ONU per la depenalizzazione dell’omosessualità e per l’abolizione universale della pena di morte, ricordando che in taluni Paesi è prevista anche per i reati di omosessualità e transessualità.Vogliamo anche che l’Italia applichi pienamente la direttiva europea 85 del 2005 e le norme internazionali riguardo lo status di rifugiato per le persone perseguitate in patria per il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere.Vogliamo che Regione, Provincia e Comune garantiscano parità di condizioni riguardo gli interventi e i servizi attuati, per quanto di loro competenza, rimuovendo ogni discriminazione derivante dall’orientamento sessuale e identità di genere che comporti, quindi, l’impossibilità di accesso a una piena cittadinanza delle persone LGBTQI (con particolare riferimento alla Sanità, all’assistenza economica, all’assistenza abitativa)Vogliamo che Regione, Provincia e Comune promuovano una corretta informazione e sensibilizzazione sulle malattie sessualmente trasmissibili e che siano aumentati i finanziamenti alle realtà che si occupano di cura e assistenza alle persone sieropositive e in AIDS.Vogliamo che gli enti locali assicurino spazi e momenti di aggregazione, informazione e sensibilizzazione sulla cultura del mondo LGBTQI incentivando, anche attraverso stanziamenti economici, le diverse espressioni culturali. 





giovedì 7 giugno 2012

Say No Abortition Ban

Nel mese di giugno il premier della Turchia, Erdogan, leader del partito islamista "moderato" AKP, intende far passare in parlamento una legge che vieta l'aborto, ora possibile nelle prime 10 settimane. Erdogan ha cercato di relativizzare il costo in vite umane del recente bombardamento da parte dell'esercito su un villaggio kurdo, dicendo che  le 12 vittime di Uludere non erano niente rispetto ai milioni di bambini assassinati ogni anno dalle donne che abortiscono! L'AKP dispone della maggioranza assoluta in parlamento. Tutto il movimento delle donne turche e kurde si sta unendo e mobilitandosi contro questo gravissimo attacco. 

Aiutiamole firmando l'appello sul link qui sotto.


http://saynoabortionban.com/

mercoledì 16 maggio 2012

APPELLO VERSO IL CORTEO ANTICLERICALE DEL 2 GIUGNO


A fine maggio a Milano e nel Parco Nord di Bresso si svolgerà il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, manifestazione organizzata dall’ Arcidiocesi di Milano e dal Pontificio Consiglio della Famiglia in collaborazione con la regione Lombardia, che vedrà anche la partecipazione nei giorni del 2 e del 3 giugno di Joseph Ratzinger. Un incontro che raccoglierà esponenti di tutto il mondo del potere ecclesiastico, delle lobby di Comunione e Liberazione e delle altre realtà bigotte e reazionarie. Pensiamo che sia necessario e doveroso non rimanere in silenzio di fronte a tutto questo.
Siamo cittadini/e di Milano e provincia, studenti e studentesse liceali e universitar*, siamo gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e trans gender, siamo laici e anticlericali, siamo donne, femministe, siamo lavoratori e lavoratrici, precar*, disoccupat*, siamo antifascist*, antisessist* e antirazzist*, siamo migranti, siamo single, coppie non sposate, sex workers, siamo antimilitarist* e siamo contrari al potere del Vaticano, delle lobby cattoliche e di CL.
  • Denunciamo l’operato della Regione Lombardia nel finanziare questo evento e i suoi favoritismi verso ambienti e personaggi del fondamentalismo cattolico. Contestiamo il potere sociale ed economico che CL e la Compagnia delle Opere detengono in Lombardia e in tutto il Paese, all’interno della sanità pubblica, delle scuole pubbliche, delle università statali e delle istituzioni.
    Ci dissociamo dal plauso che il sindaco di Milano ha espresso per la visita del Pastore tedesco a Milano, visita che costerà al Comune denaro e risorse (4 milioni di euro che potrebbero invece essere destinati a coprire sempre più emergenti bisogni sociali) ed ai/alle singoli/e cittadini/e l’ inaccessibilità di determinate zone, l’ inibizione della libertà di movimento per chi sarà obbligato/a a tenere le tapparelle chiuse durante il passaggio del corteo; come se non bastasse i vigili urbani saranno costretti a fare straordinari, nonostante il sindacato di riferimento abbia espresso la propria contrarietà.

  • Denunciamo Banca Intesa San Paolo, sponsor ufficiale scelto dagli organizzatori del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, banca italiana che detiene il primato nel finanziamento bellico e in quello relativo alla linea ad alta velocità Torino–Lione; è inoltre l' istituto bancario che ogni anno sponsorizza il Meeting estivo di Comunione e Liberazione, a dimostrazione dell’ipocrisia dell’operato del potere ecclesiastico e delle lobby cattoliche di fronte all’unico interesse del profitto.

  • Contestiamo questa “settimana delle famiglie” e la sua affermazione di un modello unico di famiglia, di relazioni e di affettività. Un modello che viene sostenuto soprattutto dalla Chiesa e dalla morale cattolica ma che è anche l’unico riconosciuto a livello legale e titolare di diritti. Oggi in Italia il welfare e i servizi pubblici sono impostati solo sulla famiglia eterosessuale tradizionale e sposata. Il familismo che ancora oggi ripropongono è di natura ideologica e non corrisponde alla vera situazione della società: aumentano i divorzi, diminuiscono i matrimoni rispetto alle scelte di coabitazione e/o di convivenza. Chiediamo quindi un altro tipo di welfare, che non sia familistico ma che garantisca diritti e servizi alla persona. L’ orientamento sessuale, l’ identità di genere, la sessualità, la scelta di convivenza e/o di matrimonio che il singolo compie non possono essere una discriminante per la garanzia di tutele e di diritti dello stato sociale.
    Rivendichiamo:
    - un welfare individuale che garantisca assistenza e diritti a tutt*,senza esclusione per i/le migranti
    - uno stato sociale che adempia ai lavori di cura, di assistenza e di educazione, che vengono compiuti gratuitamente dalle donne (asili nido, tempo pieno a scuola, dopo scuola, ecc…)
    - pari diritti e giuste tutele per i soggetti lgbt. Viviamo in un paese in cui esiste un’omofobia istituzionale e di Stato, il quale riconosce il matrimonio e l’adozione esclusivamente alle coppie eterosessuali. Chiediamo matrimonio e adozione anche per le coppie omosessuali ed eventualmente altri tipi di riconoscimenti di coppie per tutt*. Vogliamo leggi contro l’omofobia e la trans fobia e tutele reali sul posto di lavoro e di studio, che tengano in considerazione anche la situazione dei/delle migranti.

  • Questo modello di famiglia propagandato non è puro folklore cattolico. È finanziato e diffuso dalle istituzioni perché è funzionale al sistema. Infatti se oggi il governo tecnico rilancia politiche economiche volte a smantellare completamente qualsiasi diritto, tutela o servizio sociale, lo fa sicuro di poter contare sulla famiglia come sistema di welfare di sicurezza, da sempre in Italia la “gamba dello stato sociale”, e sulle donne come manodopera gratuita che si occupa di tutti quei lavori di cura che lo stato non garantisce più. È quindi in quest’ottica che si sostiene nuovamente una retorica veterofamilista e in questo modo si vanno a colpire quei soggetti, come le donne e i soggetti lgbt, che in famiglia vedono un luogo di oppressione, sfruttamento e/o esclusione.
    Contestiamo quindi l'appoggio del Vaticano al governo Monti e alle sue politiche di austerity. E’ noto ormai a tutt* il danno delle politiche di liberalizzazione e privatizzazione che negli ultimi 20 anni i governi di centro-destra e di centro-sinistra hanno attuato e oggi il governo tecnico rilancia queste stesse politiche come cura per uscire da un debito che non abbiamo contratto noi. Assistiamo così alla distruzione dello stato sociale, ad un attacco ferocissimo ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, e ad un incremento delle entrate statali (dirette e indirette). Le prime a pagare questa crisi sono le donne, alle quali spetterà essere quell’ammortizzatore sociale non più garantito dallo Stato; i tagli alla Sanità, all’istruzione, ai sussidi famigliari saranno controbilanciati da un aumento dei lavori di cura e di assistenza non retribuiti delle donne.
    L’attacco al mondo del lavoro, l’impossibilità di un posto di lavoro, la disoccupazione crescente, costringono oggi parlare non più di lavoro precario, ma di vita precaria.


  • Difendiamo il valore della laicità ed auspichiamo il superamento del modello concordatario. Contestiamo il favoritismo che lo Stato, alcuni politici, i mass media, le Istituzioni hanno mostrato e talvolta rivendicato nei confronti della religione cattolica e del Vaticano, delegando alla cosiddetta “libertà di coscienza” le decisioni di maggiore rilievo per la cittadinanza. L'applicazione alla sfera collettiva di valori etico-religiosi, assoluti e non negoziabili e la loro imposizione all'intera cittadinanza in forza di legge, non è laicità. Muoviamo una forte critica nei confronti di quelle normative che prevedono l’obiezione di coscienza per i medici, in quanto forma di appropriazione dei corpi che rendono impraticabile la vera autodeterminazione (in Lombardia nel 2010 i ginecologi obiettori erano in media il 64%, con punte dell'84% a Niguarda, all'AO Valtellina di Sondrio ed al S. Anna di Como).
    Chiediamo la tassazione delle proprietà ecclesiastiche e la totale chiusura dei finanziamenti pubblici alle scuole private religiose, l’abolizione dell’ora di religione cattolica nelle scuole e l’eliminazione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici.

  • Siamo anticlericali, contestiamo la visita di Benedetto XVI a Milano, pontefice da un passato fin troppo noto e rappresentante della gerarchia ecclesiastica. Vogliamo liberarci dall’oppressione vaticana, dal suo controllo diretto e indiretto delle nostre vite e della cultura, dalla sua sessuofobia, dalla sua omofobia e dal suo sessismo dai toni medievali. Gli attacchi che quotidianamente il Vaticano sferra contro l’autodeterminazione delle donne sui loro corpi, contro i soggetti lgbt, contro i metodi contraccettivi, contro la ricerca scientifica e la richiesta di testamento biologico, mostrano la vera natura di quest’istituzione.
    Non critichiamo la scelta individuale di aderire ad una religione, ma non ci sottomettiamo e anzi ci ribelliamo quando la religione di alcun* limita la libertà di altr*.
    Questa settimana delle famiglie è una debole operazione di maquillage per nascondere la perdita di presa sulla società e la situazione di crisi in cui si trova il Vaticano (scandali di pedofilia, diminuzione dei matrimoni religiosi – 20% in meno rispetto al 1991-, crisi delle vocazioni, affarismo, corruzioni finanziarie e l'appoggio al modello machista di Berlusconi).


Per questi motivi lanciamo un appello a tutt* per partecipare ad un corteo anticlericale il 2 giugno a Milano, per manifestare nelle strade di Milano la nostra contrarietà alla visita del Papa, al potere delle lobby cattoliche e allo stesso tempo per rivendicare diritti, libertà e un welfare rispettoso delle esigenze di tutt*.
4 Maggio 2012
Collettivo lgbit Tabù
Collettivo femminista Chicas en revuelta
Collettivo femminista Shora
Coordinamento femminista Ovul-Azione
Collettivo Casiraghi
Collettivo ResisTenca
Fate Largo
Femminismo a Sud
Deragliamento Collettivo - AteneinRivolta
KOB (collettivo omosessuali Bicocca)
Arci Lasbica Zami Milano
Sinistra Critica Milano
UAAR. Unione atei agnostici razionalisti
Collettivo Le MaleFiche



Per sottoscrivere e aderire all’appello scrivere a: mauro.muscio@studenti.unimi.it oppure contattare tramite face book il Collettivo Tabù

venerdì 27 aprile 2012

LE MALEFICHE consigliano...


START THINKING PURPLE!!
Progetto culturale a cura del collettivo femminista della Sapienza LeMalefiche

- venerdì 4 maggio h15
  Dipartimento di Fisica, aula Majorana 

  LA CRISI NON E' NEUTRA!
  Ne parleremo con Lidia Cirillo e
  Sabrina Marchetti

 - martedì 8 maggio h15
  Facoltà di Lettere, aula VI
    
  ORGOGLIO E PREGIUDIZIO
  Sesso e potere, sex work 
  Ne parleremo con Daniela Danna

 



- mercoledì 9 maggio h15
  Facoltà di Lettere, aula VI

  OLTRE LO SPECCHIO
  Immagine e ruoli
  Ne parleremo con Alessia Muroni
  e Claudia Lo Presti




- giovedì 10 MAGGIO dalle 22
  CROMOSONIC! SMASH GENDER ROLES!


  FESTA @Ciao (pratone della Sapienza)
  
  DJSET (Psv_dja, Clashmama e  Magenta)
  PERFORMANCE (Eyes Wild Drag, 
  Priscilla, nara strab0cchi)
  INFOPOINT di Weird Fest e Una stanza
  tutta per sè, sportello antiviolenza per
  le donne

giovedì 8 marzo 2012

Ci è stato insegnato che studiare ci avrebbe fatte crescere ed emancipare

Eravamo bambine, e qualcuno ci ha detto che la cultura è importante e che un serio percorso di studi all’università sarebbe stata la chiave della nostra autodeterminazione.

Noi ci abbiamo creduto: abbiamo studiato, ci siamo iscritte all’università e abbiamo continuato a studiare. Molte di noi non hanno smesso di studiare nemmeno dopo aver conseguito la tanto decantata laurea, inceppate in una corsa senza fine da un titolo all’altro, da un master all’altro, da uno stage non pagato all’altro. Molte altre invece non hanno mai smesso di lavorare mentre
incastravano crediti come in un tetris angosciante, perché l’università è importante ma nessuno ti dà una mano se non sai come pagarla.

In un sistema universitario che non ci qualifica, che anziché libero sapere ci dà cultura parcellizzata, che ci sbarra la strada con inutili test di ingresso, che calcola ipocritamente i nostri “meriti”, che ci impone tasse ogni anno più alte e si concede ai privati abbandonando la sua natura pubblica, noi non ci sentiamo certo “emancipate”!

Certo, basterebbe stringere i denti, sopportare un sistema di istruzione dequalificato e privatizzato pur di prendere in mano il prima possibile il nostro futuro... Se solo un futuro fosse possibile!

All’uscita di questo percorso a ostacoli che chiamano università, invece, ci troviamo di fronte a un mondo del lavoro a dir poco scoraggiante, dove l’accesso al futuro ci è negato in quanto giovani, ma soprattutto in quanto DONNE.
Assurdo? Eppure i dati parlano chiaro: tra i giovani laureati, le donne sono più del 50% e con una media più alta rispetto ai colleghi uomini. Negli ultimi anni è stato rotto anche il tetto di cristallo di quelle discipline da sempre inaccessibili per le donne, come ingegneria, fisica e in generale le materie scientifiche.
Nonostante questo, il 28% delle donne tra i 25 e i 29 anni, dopo il percorso universitario riesce a trovare solo un lavoro atipico, contro il 18% degli uomini. Il 40% delle lavoratrici invece svolge un lavoro ben al di sotto delle proprie competenze, contro il 31 % dei lavoratori uomini. Le donne laureate che svolgono una serie di lavori precari sono più del 21%, contro il 12,4% dei
precari di sesso maschile. E ancora: ben il 50% delle donne laureate lavorano come impiegate a fronte del 26% degli uomini laureati.

Sono dati che fanno paura, se si pensa che secondo l’opinione pubblica non esistono più disuguaglianze di genere grazie ai diritti acquisiti dalle donne negli anni 70. La tanto desiderata parità ci è stata concessa solo negli aspetti peggiori della precarietà.

Sentiamo parlare con toni entusiastici da parte delle forze economico-politiche di FEMMINILIZZAZIONE DEL LAVORO: una mano santa, dicono, per l’ingresso delle donne nell’ambito pubblico. E’ vero, ma ci rendiamo conto anche di come questa dinamica abbia portato a un peggioramento delle condizioni lavorative di tutti: in pratica femminilizzare il lavoro significa abbassare per gli uomini il livello dei diritti sul lavoro a quello delle donne. Bella svolta, no?

Ai giovani in uscita dall’università, che siano uomini o donne, si prospetta un futuro fatto di precarietà, in cui il posto fisso non è che un miraggio e il part-time diventa la sola occasione per poter lavorare: un futuro che vede a livello europeo un graduale peggioramento della forza lavoro dall’occupazione stabile al lavoro precario fino alla disoccupazione.

Non si tratta solo di precarietà lavorativa, ma di PRECARIETA’ ESISTENZIALE.
La vita delle donne e le loro scelte ne vengono infatti influenzate in maniera molto più aggressiva rispetto a quanto accade agli uomini. Il 30% delle lavoratrici ha ammesso di aver lasciato il lavoro a causa di una gravidanza, tra queste più del 40% ha dichiarato di averlo fatto contro la propria volontà. Dunque la maternità sarebbe un handicap?
Come se non bastasse, le leggi sul part-time vengono presentate come “misure a favore delle donne”, in nome di una fantomatica “conciliazione” fra lavoro e famiglia che ci riporta indietro di cinquant’anni. Per sopperire allo smantellamento del WELFARE, che vede tagli indiscriminati su asili, scuole e sanità, dobbiamo essere pronte a diventare educatrici delle nuove generazioni e badanti di quelle precedenti.
E’ dato per scontato, insomma, che il lavoro di cura sia una prerogativa del tutto femminile: così le donne italiane sono chiamate (ancora) a farsi carico di un doppio lavoro... uno mal retribuito, l’altro a titolo gratuito!

Precarie nella sfera pubblica e non retribuite in quella privata, noi a questo gioco non ci stiamo!

Vogliamo libertà di scelta del nostro futuro,
vogliamo un’università pubblica e che ci formi davvero,
vogliamo una parità reale sul lavoro,
vogliamo diritti e la possibilità di autodeterminarci!

Siamo donne, studentesse, precarie: abbiamo forza, passione, desideri, e non ci stiamo più a subire le decisioni di chi non ci rappresenta!

giovedì 16 febbraio 2012

Collettivi tematici verso il progetto culturale

Le Malefiche invitano tutte le studentesse a partecipare a delle discussioni tematiche che porteranno alla costruzione di un progetto culturale che avrà luogo nei prossimi mesi.



gli incontri si svolgeranno:

21 febbraio:CRISI-DEBITO E SOGGETTI (DONNE, LGBTIQ, MIGRANTI)
28 febbraio: DONNE E LAVORO
6 marzo: DONNE E POTERE
13 marzo: IMMAGINE E IMMAGINARIO DELLA DONNA

h14:30 @Auletta autogestica di giurisprudenza, Sapienza

domenica 5 febbraio 2012

Purple Cineforum: il LAVORO.. tra GENERE e SESSO

Questo mondo femminile, con i suoi difficili processi di mutazione, ci mette di fronte a una realtà complicata da rappresentare. Operaie e insegnanti, impiegate e ricercatrici, sex workers, colf e lavoratrici dello spettacolo, sono oggi parte del lavoro subalterno di nome o di fatto.

Eppure, talvolta, queste vite appese a un filo, queste voci invisibili vengono a galla per costringerci a prendere parola.

Il fenomeno nascosto del lavoro di riproduzione. Il lavoro non retribuito e non riconosciuto delle donne. Il lavoro sessuale e il lavoro di cura. Il lavoro femminilizzato e il lavoro conciliato.
Il lavoro flessibile o a tempo parziale reversibile, il lavoro a domicilio e il telelavoro, il lavoro gratuito, il lavoro obbligato oppure negato.

In questa giungla di ricatti e offerte al ribasso, noi ci prendiamo del tempo per parlarne. Quattro appuntamenti per riflettere e per prendere parola: perché vogliamo essere presenti e decidere delle nostre vite!

24/11 we want sex Nigel Cole, 2010
30/11 Raunch Girl G.De Stefano - L. Rongoni, 2011
06/12 nel lavoro di sandra G. De Stefano, 2006
 
Gio 09/02 voci di donne native e migranti Rossella Piccinno, 2008 
Dip. di Fisica, Sapienza - Aula Majorana h18:30